2017 – 1° edizione —The Migrant School of Bodies▸
  
  
  a cura di 
Maria Paola Zedda
Ariella Vidacha cura di 
Maria Paola Zedda
Maria Paola Zedda
con la collaborazione di
Elisabetta Consonni
con il Contributo del
Comune di Milano
con il sostegno di
MIBAC – Spettacolo dal vivo
The Migrant School of Bodies, diretta da Ariella Vidach e Maria Paola Zedda, è un progetto laboratoriale performativo realizzato a Milano tra aprile e luglio 2018. Ha coinvolto donne immigrate e richiedenti asilo di prima e seconda generazione, esplorando il tema del confine fisico, psicologico e linguistico, e individuando nel corpo femminile uno spazio di consapevolezza e rappresentazione.
In collaborazione con l’associazione Mo’O Me Ndama, attiva nella diffusione delle culture africane, coreografi e artisti visivi hanno sviluppato una metodologia sperimentale restituita in forma di performance e video. Il percorso ha previsto incontri con centri d’accoglienza e la selezione di danzatori hip hop e afro di seconda generazione; workshop condotti da Ariella Vidach, Lazare Ohandja e Studio Azzurro, aperti anche a studenti di Brera e Paolo Grassi, dedicati alla relazione tra corpo, identità e rappresentazione del confine; laboratori interdisciplinari di pratiche coreografiche, musicali e corporee, ispirati alla Sharing practice, con artisti italiani e internazionali che hanno vissuto esperienze migratorie.
Tra gli artisti coinvolti figurano Nezaket Ekici, Mike Cooper, Ariella Vidach e Lazare Ohandja. Le attività si sono svolte presso DiDstudio, Fabbrica del Vapore e la scuola Mo’O Me Ndama. Il progetto ha compreso pratiche urbane di long duration performance curate da Ekici, un incontro teorico e performativo al MUDEC con interventi di Antonia Alampi, Daniel Blanga Gubbay e Lina Balathbat, e quattro tappe sceniche dirette da Vidach con regia di Claudio Prati, nate dai materiali prodotti nei laboratori.
Le performance si sono tenute durante il festival Contaminafro (29–30 giugno, Fabbrica del Vapore e Giardini della Triennale), alla Fondazione Feltrinelli per Voices & Borders (12 luglio) e in replica il 30 luglio al DiDstudio.
In collaborazione con l’associazione Mo’O Me Ndama, attiva nella diffusione delle culture africane, coreografi e artisti visivi hanno sviluppato una metodologia sperimentale restituita in forma di performance e video. Il percorso ha previsto incontri con centri d’accoglienza e la selezione di danzatori hip hop e afro di seconda generazione; workshop condotti da Ariella Vidach, Lazare Ohandja e Studio Azzurro, aperti anche a studenti di Brera e Paolo Grassi, dedicati alla relazione tra corpo, identità e rappresentazione del confine; laboratori interdisciplinari di pratiche coreografiche, musicali e corporee, ispirati alla Sharing practice, con artisti italiani e internazionali che hanno vissuto esperienze migratorie.
Tra gli artisti coinvolti figurano Nezaket Ekici, Mike Cooper, Ariella Vidach e Lazare Ohandja. Le attività si sono svolte presso DiDstudio, Fabbrica del Vapore e la scuola Mo’O Me Ndama. Il progetto ha compreso pratiche urbane di long duration performance curate da Ekici, un incontro teorico e performativo al MUDEC con interventi di Antonia Alampi, Daniel Blanga Gubbay e Lina Balathbat, e quattro tappe sceniche dirette da Vidach con regia di Claudio Prati, nate dai materiali prodotti nei laboratori.
Le performance si sono tenute durante il festival Contaminafro (29–30 giugno, Fabbrica del Vapore e Giardini della Triennale), alla Fondazione Feltrinelli per Voices & Borders (12 luglio) e in replica il 30 luglio al DiDstudio.