How to Decolonize Contemporary Dance
Il progetto è immaginato come un’onda, un flusso di due giorni in cui attraversare nella complessità dello spazio pubblico incontri, lecture, performance, momenti di sharing training, improvvisazioni, dialoghi, statement, momenti poetici, djset, ripensando la formazione, le forme con cui è trasmessa, le comunità cui si rivolge, e le poetiche e politiche che determina e riproduce.
La riflessione su come decolonizzare la danza contemporanea parte quindi da un pensiero sulla normatività del corpo che incarna, sui corpi cui si rivolge, sulla critica all’accessibilità, parola che, al pari di inclusione, mette in campo una condizione di scarsa porosità, di impenetrabilità, per restituire la voce invece a un territorio di “danze senza permesso”, a forme artistiche e saperi spesso non riconosciuti e invisibilizzati, lasciati ai margini dell’accademia.
Nei due giorni, un percorso di mappatura delle danze urbane e meticce, di pratiche performative diasporiche, di origine migratoria o tradizionale, inverte i processi di apprendimento coreutici, creando nuove prospettive al tema della formazione dei linguaggi coreutici contemporanei. Il percorso prevede in tale ottica una collaborazione con il DiDstudio e con enti di formazione coreografica in ottica sperimentale.
Maria Paola Zedda
Francesca Marconi
Barbara Stimoli